DUE FACCE DELLO STESSO VERSANTE – PARTE 2
DUE FACCE DELLO STESSO VERSANTE – PARTE 2
Ci troviamo nuovamente al cospetto della “Culonna”, pronti ad addentrarci nella seconda metà di questa splendida giornata.
Salvatore Modica, produttore della zona, ci fa strada tra le morbide curve del versante nord dell’Etna per qualche minuto prima di giungere al suo splendido ma nascosto angolo di vulcano.
Il posto ha dell’incredibile e lui non perde occasione di alimentare il nostro entusiasmo.
La valle su cui il vigneto si affaccia viene percorsa a ritroso dalle basse nuvole pomeridiane, permettendo così un ulteriore idratazione delle piante che riescono così a sopravvivere alle scomode condizioni che questo lato del vulcano impone.
Il piccolo boschetto di fianco alle viti richiama tutti i possibili insetti e i piccoli uccelli offrendo pasti parecchio più interessanti di quelli che la vigna può offrire, azzerando quindi l’utilizzo di pesticidi di qualunque tipo.
L’intervento sui campi è quindi minimo mentre quello in cantina non solo compensa, ma ci ha dimostrato in brevissimo tempo che fine intenditore di vino sia il nostro Salvatore.
Tra i pochissimi ad utilizzare ancora un palmento storico, ognuna delle singole parti della lavorazione avviene come la tradizione ci insegna.
Niente macchinari, solo tanto duro lavoro e conoscenza della propria arte.
Partendo da queste premesse potremmo benissimo aspettarci dei prodotti finiti un po’ grezzi, più orientati verso la spontaneità e l’autenticità che altro.
È stato questo il caso?
Assolutamente no.
“Nonno Ciccio” è la prima bottiglia che ci viene presentata e in pochi secondi il mio volto assume le più svariate espressioni soddisfatte di cui è capace.
Un vino che appare pallido ma che a primo impatto sprigiona già gran parte del suo carattere.
Strutturato, complesso, con acidità e tannini intensi ma sapientemente dosati.
Il paragone con il Barolo è inevitabile e Salvatore lo sa bene, “Nonno Ciccio” compete con i grandi classici del nord Italia e ci dimostra, senza mezzi termini, quale sia il potenziale del nostro amato vulcano.
Ahimè “Sciauru”, il bianco con cui ho per la prima volta conosciuto i vini di Salvatore, è terminato poco dopo l’imbottigliamento e non lo vedremo sugli scaffali locali quest’anno.
In alternativa la cantina Modica ci offre un blend di uve bianche etnee, nello stile tipico dell’Etna nord, che non ci fa rimpiangere la mancanza dello “Sciauru”, un vino concentrato e complesso senza rinunciare alla mineralità e all’acidità che la zona ci regala.